Ultima modifica: 9 ottobre 2020

I quattro aspetti nodali del Progetto ArAl-DaD

1. L’ ‘effetto aula’
L’idea di fondo, nel progettare e realizzare oggetti ArAl-DaD, è quella di preservare il più possibile, fatte le debite differenze, le modalità di una lezione ‘in presenza’ – quello che chiamiamo ‘effetto aula‘ – in cui agli alunni sia dato lo ‘spazio’ per esplorare autonomamente delle situazioni aperte. Ci pare questo, pur con gli ostacoli e le difficoltà che comporta, un punto dirimente e irrinunciabile del modello ArAl-DaD rispetto ad oggetti, per quanto alcuni di ottima fattura, in cui l’insegnante accompagna passo passo l’alunno nello sviluppo dell’attività, suggerendo implicitamente (o esplicitamente) possibili percorsi e soluzioni.
Ci rendiamo conto di quanto possa essere complicato ricostruire un ‘effetto aula’ in un contesto profondamente diverso da quello della scuola, con i limiti che inevitabilmente comporta, per docenti ed alunni, l’essere privati di uno spazio comune in cui condividere esperienze, idee, scoperte, ma crediamo valga la pena tentare. Nell’affrontare questa sfida, per nulla semplice e dagli esiti non scontati, pensiamo che il ruolo della famiglia possa rivelarsi prezioso.

2. Il ruolo delle famiglie (degli alunni più giovani, ma forse non solo)
Sinora il progetto ArAl è l’unico, a nostra conoscenza, a porsi il problema dei genitori nella costruzione degli oggetti DaD rivolti soprattutto agli alunni più giovani, quindi sembrerebbe un campo tutto da esplorare. Si ritiene necessario che la scuola non abdichi alla propria funzione formativa muovendosi, come in molti casi succede, in modo e disorganizzato offrendo stimoli, magari interessanti e coinvolgenti, ma lasciando di fatto libertà ad alunni e famiglie di accoglierli o meno, o rischiando che si ritorni ad esercizi di vecchio stampo, oramai in buona parte superati. Riportiamo a questo proposito quanto scrivono due ricercatori, Bakker e Wagner (2020), a proposito delle ricadute della pandemia sul mondo dell’educazione:
‘Diversi colleghi temono che la rapida adozione delle nuove tecnologie porterà a ripiegare su metodi pedagogici poco validi, ad esempio la pura trasmissione di conoscenze o il lassismo della scoperta non adeguatamente indirizzata’.
In questo momento gli insegnanti non possono essere fisicamente vicini alle classi. Si ritiene che gli oggetti da progettare e da inviare agli alunni, per essere efficaci debbano, con le cautele necessarie e tenendo conto degli ostacoli, coinvolgere le famiglie nel processo educativo come mediatori fra gli insegnanti e i loro figli. Questo, soprattutto trattandosi, come nel nostro caso, di una didattica innovativa nei confronti della quale le famiglie sono quasi del tutto sprovviste di elementi culturali di riferimento (per esempio, quale atteggiamento tenere nei confronti degli ostacoli e degli errori del figlio).
In primis, i genitori non si rendono conto, in genere, di quanto un buon uso della lingua italiana favorisca l’apprendimento della matematica, e vanno ‘educati’ in questo senso. Si tratta di fornire agli adulti indicazioni semplici e chiare sulle competenze in gioco e sull’atteggiamento da tenere nei confronti dei bambini, di sostegno, ma non di ingerenza nell’attività, e in seconda battuta di dare ai bambini consegne di lavoro che implichino una loro riflessione autentica sulla situazione proposta, che li inducano ad esprimere in forma compiuta idee ed ipotesi, a fornire delle risposte, in qualche modo a giustificarle e ad inviarle al docente. Naturalmente ciascun docente o gruppo di docenti, conoscendo la situazione degli alunni e delle famiglie delle proprie classi, deciderà quali obiettivi porsi e a che cosa mirare nel presentare le proprie proposte.
Un aspetto che si è ritenuto necessario affrontare è anche quello che abbiamo chiamato ‘ricostruzione a casa dell’effetto aula’ (la famiglia favorisce la puntualità, procura i materiali necessari, predispone un ambiente che favorisca la concentrazione, evita elementi di disturbo, promuove l’autonomia). Per favorire questo compito delicato, è stato inviato un video ai genitori delle classi interessate dal Progetto.

3. La restituzione da parte degli alunni
La restituzione rispetto alle consegne proposte dagli insegnanti ha secondo noi una tripla valenza:
• per gli alunni (‘Cosa e come ho capito’),
• per i genitori (‘Come posso collaborare’)
• per gli insegnanti (‘Qual è l’efficacia dei miei oggetti’).
Non pensiamo ad una restituzione collegata ad una valutazione, ma alla restituzione come ad uno degli elementi che caratterizzano un normale processo educativo, che in questo caso farebbe proseguire a distanza qualcosa (lo svolgimento in autonomia di compiti assegnati dal docente) che fa parte integrante della normale attività didattica. In mancanza di questo momento, l’attività appare monca. Le restituzioni di cui siamo attualmente a conoscenza ricevono trattamenti diversi: in alcuni casi vengono inserite dai genitori o dagli alunni direttamente nella piattaforma accanto al nome del relativo alunno o nella bacheca privata dell’insegnante (a seconda della piattaforma usata); oppure, in base ad una strategia condivisa in precedenza con le famiglie, vengono inviate all’insegnante che provvede a pubblicarle nella chat con i suoi commenti; in altri casi vengono mandate tramite mail o postate su piattaforme come Padlet o Linoit.
In una fase successiva le restituzioni inviate all’insegnante potrebbero diventare oggetto di discussione in una videolezione con la classe, in modo che la condivisione tra gli alunni delle risposte e delle argomentazioni fornite individualmente possa generare, sotto la guida dell’insegnante, una riflessione collettiva sui temi affrontati nell’attività DaD.

4. Tipologia degli oggetti ArAl-DaD
Sulla base delle premesse esposte nel manifesto, la struttura degli oggetti ArAl-DaD che abbiamo avviato è stata battezzata ‘LE ATTIVITÀ DEL TRENINO’. È formata da una ‘LOCOMOTIVA’ e da uno o più ‘VAGONI’:
1) LA LOCOMOTIVA-VIDEO
Costituisce un’introduzione all’attività proposta, svolge il ruolo dell’insegnante che in classe presenta l’attività che intende svolgere e motiva gli alunni. Ogni locomotiva è realizzata secondo lo stile proprio dell’insegnante autore e sulla base dell’età degli allievi ai quali si rivolge.
2) I VAGONI –PRESENTAZIONI POWERPOINT O SIMILI, OPPURE VIDEO
Il numero dei vagoni di ogni trenino varia a seconda delle intenzioni dell’insegnante; indicativamente, sulla base delle attuali esperienze, è compreso fra un minimo di tre e un massimo di cinque.
Ogni vagone è costituito (tendenzialmente), se è costruito in pptx, da non più di dieci slide; contiene una situazione problematica caratterizzante una fase del percorso che l’insegnante intende sviluppare attraverso il trenino completo e, per gli alunni più giovani, da alcuni semplici suggerimenti di metodo per le famiglie. I suggerimenti sono mirati a favorire l’argomentazione e l’autonomia del figlio e possono anche contenere inviti a non interferire con la sua attività, qualora lo si vedesse in difficoltà, perché si potrebbe creare un conflitto tra la forma mentis procedurale della famiglia e la prospettiva relazionale verso la quale l’insegnante sta conducendo la sua didattica. Vengono fornite inoltre delle indicazioni di massima sui contenuti del vagone; per esempio: se gli alunni lavoreranno nell’ambiente Scatole & Biglie, e in una slide si chiederà loro di dire la Regola del gioco, in una slide per i genitori la si spiegherà (Marta e Bibo hanno le collezioni uguali).
Ogni vagone presenta quindi, in linea di massima, questa struttura:
Slide 1 Copertina
Slide 2-5 (per gli alunni più piccoli) Indicazioni per i genitori;
Slide 6-10 Segmentazione dell’attività del vagone in sottoattività; ogni slide contiene una consegna molto mirata (verifica di una conoscenza o di una competenza) alla quale gli alunni di volta in volta rispondono; le slide possono contenere inoltre link a questionari, video, eccetera. Le risposte alle consegne verranno pubblicate nella piattaforma in uso presso la scuola in forma di audio, video, scritti, disegni e successivamente discusse assieme all’insegnante.

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